lunedì 1 agosto 2011

L'uomo invisibile di James Whale

 Purtroppo è una delle creature meno note della Universal, invece meriterebbe un pò più di considerazione al fianco dei mostracchioni più noti.
Intanto l'idea è tratta da un racconto di H.G.Wells, che però viene semplificato e spogliato dei suoi messaggi politici e sociali, quindi la base è senza dubbio interessante.
Poi c'è dietro James Whale (oh! vedetevi Demoni e Dei), un inglese sbarcato ad Hollywood e buttato nella mischia a dirigere il "blockbuster" Frankenstein.
La storia è semplicissima. Jack Griffin è un assistente di laboratorio innamorato della figlia del suo capo. Inesperto ma molto ambizioso, realizza un composto chimico che rende completamente invisibili, ma tra gli ingredienti c'è una potente droga che scatena gli istinti primordiali dell'uomo...
La prima cosa interessante è la scelta di far iniziare il film a cose fatte. Jack è già inguaiato e ormai completamente folle, il suo passato non viene mostrato ma raccontato da lui e dai suoi cari, quindi ci troviamo di fronte a un personaggio quasi completamente negativo che non è affatto interessato alla redenzione.
L'uomo invisibile è però un cattivo tipico del cinema di Whale, ha mirabolanti e diabolici piani per il futuro, ma per il momento si dedica a terrorizzare piccoli villaggi e a strangolare poliziotti invadenti. Insomma ci troviamo davanti a un horror abbastanza ironico che però non si risparmia scene di violenza piuttosto forti per l'epoca. Dai già citati strangolamenti a una famosa scena che rischiò di essere tagliata, perché portava a un finale poco roseo.
A parte quel paio di omicidi, ci sono furti di biciclette, panni stesi buttati all'aria, carrozzelle spinte, calci nel sedere, canzonette folk... un vero spasso.
C'è anche l'attrice feticcio di Whale, Una O'Connor, nel ruolo di una locandiera nevrotica e urlante. Lui la trovava divertentissima e la infilava in tutti i suoi film, come in La sposa di Frankenstein dove interpretava la zingara terrorizzata. In effetti fa delle facce splendide.
Ma la vera star è Claude Rains, altro inglese arrivato da poco ad Hollywood. Fino ad allora era tenuto molto poco in considerazione per la sua recitazione sopra le righe e il suo forte accento cockney, ma Whale lo volle utilizzare a tutti i costi perché si era innamorato della sua voce poderosa.
Infatti l'uomo invisibile compensa la sua assenza scenica con un vocione folle davvero poderoso.
Comunque L'Uomo Invisibile fu un colpaccio e negli anni successivi Rains si ritrovò a recitare in filmoni come Casablanca e Notorius.
Il film è da ricordare anche e soprattutto per l'uso di trucchi ed effetti speciali davvero innovativi.
L'invisibilità si otteneva attraverso una tecnica nuovissima: il corpo di Rains veniva coperto quasi completamente con un panno nero, poi l'attore indossava i vestiti e recitava davanti a uno sfondo scuro. Dopodiché la sua immagine veniva sovrapposta alla pellicola principale.
Quindi ogni scena doveva essere girata almeno due volte, una per lo sfondo e una per Rains.
Una scena in particolare, in cui l'uomo invisibile si leva le bende davanti allo specchio, è stata girata per ben tre volte: una per lo sfondo, una per Rains e l'altra per il riflesso. Il procedimento era complicato per i tecnici e particolarmente stressante per l'attore, che soffriva di claustrofobia e doveva rimanere bendato per parecchie ore. Anni dopo, nel remake di Il Fantasma dell'Opera, Rains pretese assolutamente un make up leggero che non gli coprisse completamente il volto.
Un sacco di ingredienti per uno degli horror anni '30 invecchiato meglio.
Come tutti i film targati Whale è caratterizzato da una fortissima ironia, ma mette in scena anche una buona dose di violenza brutale e spietata. Per la prima volta ci troviamo davanti un "mostro" umano profondamente malvagio. Certo la sua follia è l'effetto collaterale di una droga, ma l'uomo è mosso da avidità ed arroganza e le sue azioni sono così terribili che per lo spettatore diventava difficile provare simpatia o compassione.

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