sabato 1 dicembre 2012

The Lords of Salem di Rob Zombie

Visto che ne avevo parlato anche qui ne approfitto per spammare un po' l'altro blog.
Sabato scorso al Torino Film Festival ho avuto la fortuna di vedere The Lords of Salem di Rob Zombie, che chissà quando e se arriverà nei cinema.
Qui trovate la mia recensione: http://filmbusterds.blogspot.it/2012/11/the-lords-of-salem-di-rob-zombie.html
Probabilmente il miglior film di Rob Zombie.


sabato 11 agosto 2012

L'uomo che non c'era

Scrivo di nuovo per scusarmi della lunga assenza, in questi ultimi mesi ho collaborato e sto collaborando ad un blog con annesso podcast insieme ad altri due ragazzi. Recensioni e registrazioni mi portano via un bel pò di tempo, quindi per il momento ho deciso di concentrarmi solo su quello.

Se vi va potete leggere i nostri post e ascoltare le nostre puntate, trovate tutto qui:
http://filmbusterds.blogspot.it/
E soprattutto date un'occhiata alle mie rubriche, parlo solo di horror e affini e non se le fila quasi nessuno.

Appena potrò riprenderò a postare regolarmente qui.
 

lunedì 14 maggio 2012

Il primo trailer di Lords of Salem

Uhuhuhu
Venerdì scorso al Rob Zombie/Megadeath show è stato mostrato per la prima volta il trailer di Lords of Salem. La qualità è quella che è, ma per ora gira solo in queste versioni, per un trailer vero e proprio bisognerà aspettare, intanto godetevelo:



Dopo Halloween 2 ero demoralizzato come tutti, però queste immagini tremolanti e confuse stanno facendo sparire ogni dubbio. Si vede poco, si vede male, ma è abbastanza per sperare in un ritorno del Rob Zombie che mi ha fatto innamorare.
Per di più il budget è di soli 1500000 dollari, il più basso che il regista abbia mai avuto a disposizione, quindi massima libertà artistica, credo...

domenica 13 maggio 2012

Dark Shadows di Tim Burton


Un passo avanti rispetto a quello squallore di Alice in Wonderland (o forse è meglio dire indietro, considerando che la carriera di Burton andava verso il baratro) ma ancora non ci siamo, quasi due ore di torpore e noia con qualche sorriso sforzato. Ed è stata proprio una brutta sorpresa perché dal trailer ci ero quasi cascato, sembrava veramente una commedia grottesca dinamica e scoppiettante, magari un ritorno alle origini, invece si trascina agonizzante e non decolla mai; è la fiera della piattezza, manca proprio qualsiasi traccia di creatività, persino di "creatività" burtoniana.
L'impressione è che sia tutto dilatato oltremisura, i dialoghi per esempio sono una cosa insopportabile, va bene il vampiro bicentenario, ma gli altri che scusa anno ? Non se ne salva uno, tutti prolissi e prosaici fino alla nausea. Poi ci sono le gag, che come ho già detto più di qualche sorriso non strappano, e il ritmo intanto si ammoscia inesorabilmente, una cosa intollerabile in un film di questo genre, che, ribadisco, dura quasi due ore. Non capisco, queste durate le impone qualcuno ? No perché ultimamente c'è la tendenza ad avvicinarsi il più possibile ai 120 minuti, con risultati discutibili.
Il finale sembra invece un tentativo rozzo di riprendere il controllo di una storia che ormai non stava andando da nessuna parte, ma a pensarci bene è un problema che riguarda tutto il film, le scene sono poco legate tra di loro e quei flashback a tradimento non aiutano.
Bah spero che Burton non si accontenti di fare un pò meno schifo di prima.

venerdì 11 maggio 2012

The Hunger Games di Gary Ross

Finalmente mi sono liberato di una sessione di esami interminabile. L'unica cosa che ho avuto la forza di scrivere in questi giorni è questa robetta qui, godetevela:

Una scena di The Hunger Games credo...


Non ho letto il libro e nemmeno mi interessa, ma il film dal punto di vista narrativo è una barzelletta. Prima di tutto il background, ci sono le inevitabili didascalie con lo spiegone sulle origini della distopia, poi però i personaggi ribadiscono le stesse informazioni almeno una decina di volte "ti ricordi ? siamo a Panem, 12 distretti, tributo, mietitura, dobbiamo scannarci, succede ogni anno e lo seguono tutti gli abitanti del pianeta.". Background che comunque è appena tratteggiato, cosa che permette di giustificare un bel pò di forzature: non approfondisco, quindi non devo spiegare.
E a proposito di forzature c'è la sceneggiatura, una serie di svolte infilate bruscamente una dietro l'altra per far andare la trama esattamente dov'era previsto. La protagonista può vincere perché si, quindi gli stilisti si sentono improvvisamente ispirati, i mentori smettono di bere e recuperano fiducia e le ferree regole del gioco vengono piegate a piacimento "Cambio di regole, ora possono esserci due vincitori" "No, ci abbiamo ripensato, ci sarà solo un vincitore" "Fermi tutti, abbiamo cambiato di nuovo idea, due vincitori". Insomma la trama deve andare da un punto A ad un punto B, non importa come e non importa perché. Praticamente la stessa cosa che succede negli Hunger Games, la protagonista va dove non deve andare ? Bene, facciamo apparire dal nulla un incendio o dei mastini, attraverso tecnologie che non stiamo nemmeno qui a spiegare, tanto chissene. E questa dovrebbe essere l'alternativa "matura" ad Harry Potter e Twilight ? Perché tutto questo successo ? Dura pure due ore e venti, una roba intollerabile per lo spettatore medio, io ne avevo alcuni a fianco durante la visione, sghignazzavano ad ogni nome strano e hanno passato l'ultima mezz'ora a guardare l'orologio, però oh, in massa al cinema a riempire le sale.

Ah e le telecamere ondeggianti ? Mi hanno massacrato le palle dopo dieci minuti, un modo idiota per mettere dinamismo in scene che di dinamico non hanno nulla o non devono averlo affatto, anche se secondo molti sono solo una trovata per celare la violenza. Un pranzo tranquillo diventa una corsa sulle montagne russe, e le scene d'azione sono delle ammucchiate in cui ci si rende a malapena conto di quello che sta succedendo, spesso non capivo chi si stava accapigliando con chi.
Se un film di oltre due ore ha così poco da dire, non oso immaginare l'intera trilogia.




domenica 25 marzo 2012

Ghost Rider - Spirit of Vengeance



Niente di terribile, davvero non capisco certe stroncature che si leggono in giro per la rete. I problemi principali secondo me sono una cattiva gestione del ritmo e una sceneggiatura raffazzonata, il primo tempo scivola via in un attimo, però mi è comunque pesato e non succede nulla di rilevante, una lunga introduzione in cui si temporeggia troppo, nel secondo tempo finalmente arriva la vera caciara, meno momenti di stanca e tanta sana distruzione, tuttavia anche qui il ritmo è altalenante, si sente che il film scoppietta e fatica a decollare. Insomma non mi sono mai ritrovato letteralmente senza fiato, manca di frenesia, ed è un peccato perché conoscendo Neveldine e Taylor viene spontaneo chiedersi come sarebbe stato il film se avessero avuto più libertà e meno limiti tecnici.














Ecco volevo arrivare qui, ai limiti tecnici, secondo me gli effetti speciali che devono inevitabilmente far parte di una produzione del genere sono un limite pesante per questa coppia di registi, la creatività ce la mettono ma è difficile dare a Ghost Rider il dinamismo di un film "minimalista" come Crank. Mi sarebbe piaciuto anche vederli osare di più, perché ci hanno abituati a cose più folli di un pisello lanciafiamme.
Comunque non lo boccio, il finale tutto sommato riesce quasi a ripagare le attese, e si notano certi guizzi di creatività. Finalmente vediamo un Ghost Rider più fisico, brutto e bruciacchiato, avvolto da fiamme e fumo che questa volta sembrano più concreti che mai. Buoni effetti speciali insomma ma anche un'interessante scelta di location, e qui forse per questioni di budget hanno fatto di necessità virtù: distese infinite di pietre che schizzano sotto le ruote fumanti della moto in fiamme, il bellissimo villaggio scavato nella roccia o l'anfiteatro all'aperto dove si svolge il rito finale sotto un cielo innaturalmente rosso. L'occhio quindi è abbondantemente appagato, peccato per la narrazione fastidiosamente frammentaria e per la mosceria di alcune sequenze d'azione, praticamente gli stessi difetti di cui soffriva Gamer. 

sabato 24 marzo 2012

Una cosina breve su Hatchet 1 e 2 perché sono stanco

Recentemente ho visto Hatchet 2, Hatchet 1 lo avevo visto qualche mese fa ma non avevo scritto nulla in proposito, quindi ne approfitto per fare un discorso generale. Tra gli appassionati di horror e non se n'è parlato molto e quasi sempre in termini positivi, probabilmente perché è uno dei pochi slasher contemporanei a non essere un remake (eh si, pensate come stiamo messi) e poi perché ci risparmia le solite menate dei teen horror recenti e le rimpiazza con un'ironia facile facile e tanti smembramenti. Praticamente soddisfa la voglia di morte e distruzione di tanti spettatori annoiati e disillusi, quello che mi chiedo io è: è un merito ? L'unica cosa che può fare l'horror è tornare sui suoi passi ? Allora tanto vale continuare a fare remake dei classici. Gli spettatori poi premiano questo tipo di produzioni e magari snobbano operazioni più rischiose come Frozen (con tutti i suoi limiti), o altri film di altri registi, e giustamente Green piuttosto che rischiare di nuovo preferisce spremere fino in fondo la sua "creatura" con un seguito e un terzo capitolo già in lavorazione.
Ora non dico che l'horror leggero debba sparire dalla faccia della terra, però non è neanche giusto accontentarsi, altrimenti poi non ha senso lamentarsi delle condizioni dell'horror o dei produttori spietati che finanziano la spazzatura, perché i produttori investono in quello che vende, mentre magari dei registi entusiasti e promettenti si fossilizzano su robetta come Hatchet.
Detto questo, il primo film era andato vicinissimo all'annoiarmi, questo invece ha un ritmo più vivace, un'ironia meglio dosata e in generale funziona decisamente meglio come prodotto d'intrattenimento. Quasi tutto grazie al personaggio di Vernon:

Questa specie di riflessione oltre che dal film è stata ispirata da questa intervista nei contenuti extra di The Woman (l'ho rivisto insieme ai miei, eh si, guardo ancora i film con i miei genitori, e si, incredibilmente gli è piaciuto):

Credo che Lucky Mckee abbia polverizzato tutti i record sul numero di "you know" pronunciati in una sola frase

martedì 6 marzo 2012

L'ultimo acquisto

Lo so, dovrei postare qualche commento sui film che ho visto, ma sto preparando un paio di esami e sono completamente immerso nell'appassionantissimo dibattito ottocentesco sulla lingua italiana. E poi dopotutto sono un pigro.
Insomma finalmente è arrivato, stragodo:

Non l'avete ancora visto ? Mi disgustate.

Già che ci sono ecco una panoramica sulla sezione horror/thriller/giallo/???? della mia videoteca:

sabato 18 febbraio 2012

Black Christmas di Bob Clark



Avevo visto prima il remake del 2006, mea culpa, l'originale è su tutt'altro livello.
La trama in breve: le inquiline di una sorority house si preparano a festeggiare il Natale, una di loro però sembra scomparsa nel nulla e le altre vengono tormentate dalle telefonate di un maniaco che di volta in volta parla con la voce di un uomo, di un bambino e di una donna.
Se non si considera Reazione a catena di Mario Bava, Black Christmas (anche noto come Silent Night, Evil Night) è il padre dello slasher americano, anche se nel panorama del genere mantiene una sua personalità ben distinta. Intanto non è particolarmente generoso con sangue e frattaglie, anzi, se si escludono i ritrovamenti delle varie vittime, la morte rimane sempre confinata al fuori campo. E poi manca l'assassino, o meglio, c'è ma non si vede, un guardone perennemente nascosto dietro qualche finestra o qualche porta socchiusa, solo ogni tanto l'inquadratura ci rivela il suo punto di vista con delle soggettive che ricordano un pò quelle dei gialli di Dario Argento. E sono proprio questi due aspetti a rendere Black Christmas un horror particolarmente raffinato, perché piuttosto che mettere in campo una presenza fisica minacciosa e qualche sventramento, preferisce puntare tutto sulla costruzione della tensione e della paura, attraverso una regia discreta che riesce a rendere sinistra e ostile l'ambientazione domestica.
Manca il truculento ma il film colpisce per altre cose, ad esempio si parla di aborto in termini piuttosto forti, e la prima vittima del misterioso assassino è una bambina. Anche le telefonate del maniaco si fanno via via sempre più inquietanti, partono con il classico respiro affannoso e finiscono con minacce di morte, urla agghiaccianti e folli discussioni tra personalità diverse di uno stesso individuo.
E poi appunto Clark va controtenedenza e lascia l'assassino sempre nell'ombra, mostrandoci solo un occhio spalancato nel buio. Una scelta originale considerando che la caratteristica imprescindibile degli slasher successivi sarà il racconto o il flashback delle origini del cattivone di turno, un racconto che sempre più spesso sfocia nel ridicolo.
Insomma Black Christmas è uno dei pochi esponenti di questo genere che non tratta lo spettatore come un imbecille interessato solo al body count, nella parte centrale si accascia un pò ma nell'insieme fa bene il suo dovere. Tutto quel finale vale più di mille parole, oggi una cosa del genere per molti registi sarebbe impensabile, eppure non ci vuole niente.

mercoledì 15 febbraio 2012

Dovevi essere morta di Wes Craven


Allora, una doverosa premessa, questo è uno di quei filmacci horror che mi è capitato di vedere quando ero molto piccolo. Non ricordavo molto a parte un paio di scene, e anche queste in modo abbastanza confuso, tanto che ormai ero convinto di essermele sognate. Però mi è sempre rimasta la curiosità e non ho mai smesso di cercarlo, non perché mi avesse particolarmente colpito ma così, tanto per fare un pò di chiarezza tra i ricordi nebbiosi dell'infanzia.

Poi bam, l'altro giorno spulciando il blog ilgiornodeglizombi (a proposito, per la seconda volta mi ritrovo a ringraziarti, anche se è per questo film...) finalmente ho avuto un'illuminazione, era lui:



Dovevi essere morta di Wes Craven

Ora, fermiamoci un attimo davanti a questo bellissimo titolo. Quello originale è Deadly Friend, e va beh, alle traduzioni italiane ci siamo abituati, ma questa non si può veramente sentire, è terribile. Cazzo almeno usate il condizionale.

Un titolo degno dell'opera comunque, ma passiamo all'immancabile riassuntone della trama:
Paul Conway è un genio, lo capiamo subito perché se ne va in giro con un robot fabbricato da lui, eh si... il robot si chiama BB e dice cose come "BB" e "bzz BB" e boh, farfuglia un pò ma non si capisce cosa dice.
Paul, sua madre e il suo insopportabile robot sessualmente ambiguo si trasferiscono in una nuova città perché il ragazzo ha ottenuto un posto da ricercatore alla Polytech. Praticamente si occupa un pò di tutto, medicina, neurochirurgia, robotica, maglioni brutti. Non si capisce che età abbia, forse ha saltato qualche anno di scuola. Comunque appena arrivato fa amicizia con il ragazzo che consegna i giornali (la sua caratterizzazione è tutta lì) e con la sua vicina di casa Samantha (interpretata da Kristy Swanson) una donzella che puntualmente viene massacrata di botte dal padre.
 I tre fanno amicizia e se ne vanno in giro insieme a BB, che ormai fa un pò come gli pare e non obbedisce più ai comandi.
La notte di Halloween decidono di fare uno scherzone alla vicina di casa paranoica (Anne Ramsay, la Mama Fratelli dei Goonies), ma lei la prende molto male e spara 5-6 fucilate a BB distruggendolo completamente. Paul osserva inerme urlando come un pazzo, è una scena estremamente drammatica.
Poi c'è un taglio netto, e vediamo Samantha che torna a casa dopo una serata qualsiasi, ma il padre ubriaco la aspetta nell'oscurità e la scaraventa giù dalle scale.
Qui c'è una scena chiave: Paul e sua madre arrivano sul posto mentre il corpo della ragazza viene caricato in ambulanza. Il padre, cercando di sviare i sospetti, con una faccia annoiatissima e una voce monotona dice:



Un uomo distrutto dal dolore.
La donzella finisce in coma, e per motivi poco chiari dopo 24 ore le staccheranno la spina, il padre visibilmente impaziente non oppone resistenza.



E' un film pro-eutanasia, ma chi lo guarda è condannato a soffrire.
A questo punto Paul pensa bene di attaccare il chip del cervello di BB a quello di Samantha per salvarle la vita, se ci si pensa bene è la soluzione più ovvia.
Insomma, sorpresa sorpresa, Samantha torna in vita, impazzisce e inizia ad ammazzare tutti, suo padre, la vicina di casa dal grilletto facile, i bulli del quartiere... L'interpretazione di Kristy Swanson è indimenticabile, si muove meccanicamente come un robot, ha gli occhi perennemente spalancati e tiene le dita come se fossero delle chele. Mi ha provocato turbamenti erotici.
Guardate che meraviglia:



Ormai avrete capito di che tipo di film si tratta, passiamo a razzo alla scena memorabile:


E' sbagliata per un sacco di ragioni.


C'è anche un'auto-citazione. A un certo punto del film Paul sogna il padre di Samantha con la faccia ustionata che esce dal materasso e cerca di afferrarlo. Ricorda un certo tizio con il maglione a strisce.

lunedì 13 febbraio 2012

Martha Marcy May Marlene di Sean Durkin


Da noi credo sia uscito solo in home video con il titolo La fuga di Marta ed è un vero peccato che sia poco conosciuto, perché un regista che esordisce con un film del genere è da tenere d'occhio (rettifico, da noi esce al cinema il 17 febbraio, ma la vedo amara per la distribuzione nelle sale).
Martha (Elizabeth Olsen, si, proprio la sorella minore delle terribili gemelle Olsen) è una ragazza in fuga da un passato da dimenticare. Durante il suo viaggio senza meta si imbatte in una piccola comune guidata da Patrick (John Hawkes), un leader inquietante quanto carismatico da cui viene accolta e ribattezzata con il nome di Marcy May. Dopo un paio di scene lo spettatore si rende conto che la comune è a tutti gli effetti una setta, eh lo so che suona prevedibile ma il film non va a parare dove ci si aspetterebbe. Molto presto se ne rende conto anche Martha, o Marcy May, beh insomma la protagonista, che quindi si ritrova ancora una volta a scappare e viene accolta dalla sorella con cui non parlava da due anni. La storia inizia qui, anche se parlare di dove e quando è abbastanza difficile, perché Marta Marcy May Marlene è un film che riesce a disorientare, pur rimanendo perennemente concentrato su un solo punto di riferimento.
Per tutta la durata ci ritroviamo a sbirciare la vita di Martha durante il suo difficile o forse impossibile reinserimento, l'incapacità di riavvicinarsi ad una famiglia da cui era fuggita, ma soprattutto l'incapacità di liberarsi dall'indottrinamento subito all'interno della setta. E questa forse è una delle cose che più ho apprezzato nel film, il raccontare un'esperienza del genere senza banalizzarla troppo. Non si può uscire da una setta, fare un bagno purificatore e dimenticare tutto, o peggio, vendicarsi a fucilate come nel più classico dei rape and revenge; Martha fugge da Patrick ma non rinuncia mai del tutto ai suoi valori, è un'eterna prigioniera.

La scena dello stupro etnico.
Ho parlato di film che disorienta perché racconta due momenti distanti della vita di una persona, e il regista gioca in modo molto sapiente con il montaggio per ingannare lo spettatore. Un momento prima stiamo osservando il presente di Martha e un attimo dopo con una dissolvenza ben celata ci ritroviamo un pò spaesati a guardare Marcy May mentre sgobba insieme alle altre mogli-bambine di Patrick, come se il passato fosse sempre lì in agguato e non fosse possibile liberarsene.
Ed è questo che rende MMMM (si lo so è brutto, ma sono stanco di scrivere il titolo per intero, anche se così ho scritto molto di più... fermatemi!) un film così efficace; è grigio, fastidiosamente realistico e senza speranza. Parla di sette (non sataniche, qui la cosa è più subdola) e di prigionia psicologica ma ci riesce senza per forza calarsi in un genere cinematografico definito. Non è un thriller, anche se è carico di una tensione opprimente, e non è nemmeno un horror nel vero senso del termine, eppure è angosciante e terribile come molti appartenenti a questi generi si augurerebbero di essere.



Mi riprometto sempre di non farlo ma è più forte di me, ogni volta finisco a parlare di quanto sia bella l'attrice protagonista. Lo so, è un atteggiamento un pò superficiale e forse svilisce il film, però non ci posso fare niente, Elizabeth Olsen ha un viso splendido, e in questo ruolo particolarmente difficile se la cava davvero bene.
Anche John Hawkes mi piace parecchio, ha il phisique du role perfetto per interpretare questi montanari un pò borderline.


Grazie a ilgiornodeglizombi per avermelo fatto conoscere.

lunedì 6 febbraio 2012

Gli ultimi arrivati

I bambini sono arrivati



Di The House of the Devil ne ho già parlato, meno bene di quanto meriterebbe. Dategli un'occhiata perché è proprio sfizioso.
The Woman l'ho visto tempo fa e mi ha fatto impazzire, poi ho dato un'occhiata al resto della filmografia di McKee e ho capito che lo amo, ma amo ancora di più la sua attrice feticcio Angela Bettis, qui in un ruolo secondario.
Beh comunque il film è veramente poderoso, appena l'università e il gelo mi danno un pò di tregua scrivo un commento più approfondito.

martedì 24 gennaio 2012

J. Edgar di Clint Eastwood



Pubblico un pò in ritardo il mio commento, lo avevo scritto sbrigativamente e non sapevo se pubblicarlo, ma visto che sto trascurando un pò il blog...

Come mi capita con quasi tutti i biopic, mi sono ritrovato a chiedermi: era una vita che valeva la pena di essere raccontata ? Se ne può trarre qualcosa di positivo aldilà del semplice dato biografico ? E come mi capita quasi sempre mi sono risposto: no. E' la vita di un altro uomo di potere che ha tanto da raccontare e tanto da nascondere, c'è un retroscena interessante sull'America bigotta di inizio secolo e sull'identità sessuale ma è poco più di una nota a margine, mentre il grosso della storia ruota intorno al tema della "paternità" dell'FBI e ai compromessi del potere, tutte cose sentite e risentite, soprattutto nell'ambito delle pellicole biografiche. Persino come affresco storico è tutt'altro che completo o interessante, indipendentemente da quanto si conosce della storia americana.
Sul piano tecnico niente da segnalare, mi pare che Eastwood abbia fatto proprio il minimo indispensabile. Si sente la mancanza di immagini potenti e personaggi realmente colossali (e quando si parla di uno come Edgar Hoover non è poi un problema da poco), non c'è quasi traccia della narrazione solida e coinvolgente delle opere migliori, e, ultimo ma non ultimo, manca una colonna sonora degna di Eastwood, o se c'era me la sono proprio persa.
Insomma deludente su tutti i fronti, evito di accostarlo agli ultimi due film perché fortunatamente e inevitabilmente è privo di quel buonismo un pò patetico che li caratterizzava.
Mi accodo a quelli che si sono lamentati dell'infelice scelta del doppiatore di Di Caprio, io personalmente non mi sarei offeso se per una volta avessero usato una voce diversa, e il film ne avrebbe sicuramente guadagnato. Terribile anche il trucco di Colson anziano, ci si chiede come abbiano fatto a girare il film senza che tutti scoppiassero a ridere ogni volta che l'attore entrava in scena (e si, anche da me qualcuno si è sentito in dovere di citare I Soliti Idioti), mentre il make up di Hoover si è rivelato meno ridicolo del previsto.
Certo che Di Caprio in scena con quel capoccione da anziano, sopra al suo fisichino minuto con le spalle sempre perfettamente dritte mi ha fatto uno strano effetto, dava alla scena qualcosa tra il grottesco e il patetico, soprattutto negli ultimissimi momenti. Quindi la dico tutta, non salvo nemmeno la recitazione.

domenica 22 gennaio 2012

The House of the Devil di Ti West

L'ho visto proprio ieri sera, mi limito a un sonoro: bah!
No, non è vero, ecco il resto: non capisco e non condivido l'entusiasmo di alcuni, ma non mi sembra nemmeno un film da liquidare con tanta leggerezza.
Il suo pregio principale paradossalmente è proprio il lunghissimo prologo in cui non succede nulla, viene solo preparata la suspence per la prevedibile conclusione, il bello è che poco prima avevo visto Non avere paura del buio (a proposito, filmetto anonimo e banalissimo) in cui il problema è inverso, qualcosa succede ma... chissenefrega.
Sai che c'è qualcosa dietro l'angolo ma non sai quanto manca per svoltare, però è tutto qui, una semplice attesa, la suspence è lì ma non viene alimentata in nessun modo. Per fortuna osservare Jocelin Donahue che gironzola per casa è un piacere, altrimenti avrei gradito meno.
I titoli di testa mi hanno quasi fatto innamorare, semplici ma con stile, già dai primi istanti si capisce che il film è un bell'omaggio al filone horror anni '70 e '80 (più '80 però, anche se ricorda tantissimo Halloween).
Poi però arriva la delusione, forse proprio per colpa di alcuni commenti iper entusiastici che ho letto su forum e siti di cinema. La lunga attesa non è un problema, anche perché qui è gestita abbastanza bene, ma ci si aspetta che il finale sia proporzionalmente esplosivo, invece boh, lo trovo alquanto moscetto. Il ritmo sale, la regia si fa inevitabilmente più movimentata ma non c'è una vera e propria brusca accelerata rispetto alla calma piatta di poco prima, eppure non ci vuole poi molto a vivacizzare un film dopo un incipit del genere (giusto per essere più chiaro, il film dura 95 minuti e gli eventi precipitano a circa 15-20 minuti dalla fine).
Anche sulla regia niente da segnalare, ha giusto qualche momento particolarmente ispirato, come l'inseguimento all'aperto nel finale o alcune inquadrature che ricordano tanto quelle dei film che cerca di omaggiare. Per esempio quella in cui Samantha si affaccia sulla scala del seminterrato mi ha fatto alzare entrambi i sopraccigli.