domenica 19 giugno 2011

The tree of life di Terence Malick

 Questo The Tree of Life mi intimoriva, fin dal primo trailer e dalle risicatissime informazioni che circolavano sulla rete. Mi aspettavo un'opera ermetica e molto personale, che quasi sicuramente avrei faticato ad interpretare. Poco prima della visione ero emozionato e un pò teso, poi parte la prima immagine con la citazione da Giobbe e inizio a pensare che dovrò seguire tutto attentamente per non perdermi nulla, invece inizia il film vero e proprio e già dopo pochi fotogrammi l'occhio è pienamente appagato, così comincio a distendermi e posso godermi pienamente gli scorci suggestivi della provincia americana, o le esplosioni primordiali che hanno originato la vita.
Si potrebbe pensare che The Tree of Life sia un film quasi completamente visivo e visionario, dove la parte narrativa è ridotta all'osso o è composta principalmente di immagini metaforiche, invece una trama c'è e si sviluppa in modo sorprendentemente lineare (in senso buono).
In una delle prime battute, la madre di Jack descrive la differenza tra una via della grazia e una via della natura, così anche la parte centrale del film riproduce questa suddivisione in modo non troppo netto. La grazia si può identificare con la figura della madre, e quindi con tutta la prima parte dell'infanzia di Jack, in cui l'educazione riguarda eclusivamente la figura materna. Qui le immagini sono inevitabilmente più gioiose e luminose.
Di conseguenza la seconda parte può essere accostata alla via della natura, Jack è quasi un adolescente e la fase più critica della sua formazione è un compito che spetta alla brutale figura paterna, un uomo che ha visto infrangere i propri sogni e sente di non avere raggiunto nessun traguardo nella vita. Forse è una mia impressione, ma la fotografia di questa fase mi è sembrata più scura, inoltre la natura assume una dimensione più tetra. Per esempio, il prato rigoglioso su cui Jack giocava con la madre è diventato irregolare e pieno di lacune, ed il padre lo ha trasformato in uno dei tanti strumenti con cui esercitare la sua autorità.
Ho apprezato moltissimo la cura usata nella rappresentazione dell'infanzia e dell'adolescenza, mi è sembrato tutto molto genuino e naturale, dai primi candidi ricordi infantili alle fasi più delicate dell'adolescenza, con la scoperta della morte, la volontà di ribellione, le prime pulsioni sessuali (il furto del vestito) e la presa di coscienza sulla figura del padre.
Nonostante le esperienze diverse, mi sono rivisto in molti episodi della vita di Jack.
Altrettanto curato il contesto storico, un elemento esclusivamente scenografico ma non per questo meno importante, una cornice per gli eventi davvero splendida.
Poi c'è la parte più discussa, la parentesi (o forse è meglio dire le parentesi) sulla nascita della vita sulla terra. E' una parte che anche io fatico ad interpretare in modo soddisfacente, tuttavia non si ha affatto l'impressione che sia inserita forzatamente nella narrazione e non stona in nessun senso con il resto del film.
Secondo me può essere vista come un segno che dio non è un'entità presente e attiva nella vita sulla terra, quanto più uno spettatore passivo o semplicemente qualcosa che si manifesta nella grazia e nella bellezza delle cose, e questo anche alla luce del fatto che l'origine della vita viene rappresentata secondo la teoria evoluzionista. Un pò una risposta alle domande che tormentano il Jack adolescente: dio esiste ? se esiste, perché permette che certe cose terribili accadano ? Una risposta che troverà soltanto da adulto, in quel finale che a mio avviso rappresenta una riconciliazione con il passato e con quanto di positivo esso ha rappresentato per lui.
Insomma tutto il film può essere letto come un meraviglioso inno alla grazia. Una perfetta orchestrazione di immagini, musiche e trama, che si fondono perfettamente e convivono in modo del tutto armonioso. Un'imponente esperienza visiva, ma anche un'epopea familiare di tutto rispetto.
Fantastiche anche le interpretazioni, che in un film del genere tendono ad essere messe in secondo piano dallo spettatore. Jessica Chastain (quale migliore personificazione della grazia ?) è maestosa, una madre autentica sia nei gesti che nelle parole. Gli attori che interpretano i tre figli durante l'adolescenza sono bravissimi, sorprendentemente spontanei per la loro età. Brad Pitt è davvero gelido e convincente, terrificante nelle tesissime cene in famiglia, sgradevole in tutte le altre occasioni (la scena al ristorante con Jack, in cui fa la scemo con la cameriera), anche se ormai ha l'abitudine di recitare con la mascella sporgente, ma perché continua ad imitare Brando ? In questo caso comunque gran parte del merito va al personaggio, il classico padre padrone che opprime i figli con i suoi fallimenti.

La vera meraviglia del film però è Jessica Chastain:

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