lunedì 13 febbraio 2012

Martha Marcy May Marlene di Sean Durkin


Da noi credo sia uscito solo in home video con il titolo La fuga di Marta ed è un vero peccato che sia poco conosciuto, perché un regista che esordisce con un film del genere è da tenere d'occhio (rettifico, da noi esce al cinema il 17 febbraio, ma la vedo amara per la distribuzione nelle sale).
Martha (Elizabeth Olsen, si, proprio la sorella minore delle terribili gemelle Olsen) è una ragazza in fuga da un passato da dimenticare. Durante il suo viaggio senza meta si imbatte in una piccola comune guidata da Patrick (John Hawkes), un leader inquietante quanto carismatico da cui viene accolta e ribattezzata con il nome di Marcy May. Dopo un paio di scene lo spettatore si rende conto che la comune è a tutti gli effetti una setta, eh lo so che suona prevedibile ma il film non va a parare dove ci si aspetterebbe. Molto presto se ne rende conto anche Martha, o Marcy May, beh insomma la protagonista, che quindi si ritrova ancora una volta a scappare e viene accolta dalla sorella con cui non parlava da due anni. La storia inizia qui, anche se parlare di dove e quando è abbastanza difficile, perché Marta Marcy May Marlene è un film che riesce a disorientare, pur rimanendo perennemente concentrato su un solo punto di riferimento.
Per tutta la durata ci ritroviamo a sbirciare la vita di Martha durante il suo difficile o forse impossibile reinserimento, l'incapacità di riavvicinarsi ad una famiglia da cui era fuggita, ma soprattutto l'incapacità di liberarsi dall'indottrinamento subito all'interno della setta. E questa forse è una delle cose che più ho apprezzato nel film, il raccontare un'esperienza del genere senza banalizzarla troppo. Non si può uscire da una setta, fare un bagno purificatore e dimenticare tutto, o peggio, vendicarsi a fucilate come nel più classico dei rape and revenge; Martha fugge da Patrick ma non rinuncia mai del tutto ai suoi valori, è un'eterna prigioniera.

La scena dello stupro etnico.
Ho parlato di film che disorienta perché racconta due momenti distanti della vita di una persona, e il regista gioca in modo molto sapiente con il montaggio per ingannare lo spettatore. Un momento prima stiamo osservando il presente di Martha e un attimo dopo con una dissolvenza ben celata ci ritroviamo un pò spaesati a guardare Marcy May mentre sgobba insieme alle altre mogli-bambine di Patrick, come se il passato fosse sempre lì in agguato e non fosse possibile liberarsene.
Ed è questo che rende MMMM (si lo so è brutto, ma sono stanco di scrivere il titolo per intero, anche se così ho scritto molto di più... fermatemi!) un film così efficace; è grigio, fastidiosamente realistico e senza speranza. Parla di sette (non sataniche, qui la cosa è più subdola) e di prigionia psicologica ma ci riesce senza per forza calarsi in un genere cinematografico definito. Non è un thriller, anche se è carico di una tensione opprimente, e non è nemmeno un horror nel vero senso del termine, eppure è angosciante e terribile come molti appartenenti a questi generi si augurerebbero di essere.



Mi riprometto sempre di non farlo ma è più forte di me, ogni volta finisco a parlare di quanto sia bella l'attrice protagonista. Lo so, è un atteggiamento un pò superficiale e forse svilisce il film, però non ci posso fare niente, Elizabeth Olsen ha un viso splendido, e in questo ruolo particolarmente difficile se la cava davvero bene.
Anche John Hawkes mi piace parecchio, ha il phisique du role perfetto per interpretare questi montanari un pò borderline.


Grazie a ilgiornodeglizombi per avermelo fatto conoscere.

1 commento:

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