domenica 29 maggio 2011

Let's scare Jessica to death di John D. Hancock al suo esordio


1971
USA

In italia: La morte corre incontro a Jessica o Lasciate che Jessica muoia









Un horror di stampo classico con budget e realizzazione da B movie, rivalutato e diventato cult nel corso degli anni.
La protagonista del film naturalmente è Jessica, una ragazza con problemi psicologici non meglio specificati. Dopo un periodo di cura in una clinica, si trasferisce in una vecchia casa sul lago con il compagno musicista e un amico. Qui trovano la casa occupata da una giovane hippy, e Jessica, invece di ristabilirsi, comincia a mostrare nuovi segni di squilibrio. E' una ricaduta o sta succedendo davvero qualcosa di strano ?
Come dicevo, un horror piuttosto classico che ricorda film come The Haunting (l'originale eh, non il mefitico remake), basato più sulle atmosfere che su situazioni macabre. Purtroppo queste atmosfere sono costruite in modo piuttosto misero e la tensione fatica ad arrivare a livelli percepibili. Le musiche sono buone e il regista fa il possibile per non risultare troppo banale, concedendoci anche qualche rara finezza, ma il ritmo si trascina stancamente e le situazioni tendono a ripetersi senza particolari scossoni.
C'è quello che si potrebbe definire un colpo di scena, ma è telefonatissimo e viene presentato nel momento e nel modo sbagliato, inoltre i personaggi avrebbero da subito i mezzi per trarre le stesse conclusioni a cui lo spettatore è già arrivato dopo pochi minuti dall'inizio, eppure ignorano completamente tutti gli evidentissimi indizi.
Purtroppo rimane deludente anche se affrontato come un horror psicologico, perché non riesce a suscitare dei dubbi concreti sulla sanità mentale della protagonista e quindi non porta mai lo spettatore a dubitare di quello che ha appena visto.
Anche il risicato cast lascia un pò a desiderare. Non sono proprio pessimi attori, ma sembrano tutti un pò legnosi e a disagio, specialmente l'attrice che interpreta Jessica (Zohra Lampert), che fatica molto a gestire l'instabilità del suo personaggio. Quasi sempre se la cava con un'espressione inebetita e un monologo interiore.
Non completamente da bocciare, però è proprio un filmetto modesto che purtroppo non se la cava solo con la scusa del budget striminzito.
Buono comunque l'impatto visivo e sonoro, il risultato ha un che di fiabesco, anche grazie all'ambientazione lacustre. Merita un pò di attenzione.

Pare che il film sia uno dei preferiti da Stephen King.
La casa in cui sono stati girati gli interni, e in cui risiedeva tutto il cast durante le riprese, è quella di Emily Dickinson. 

Ah, se potete cercate di vederlo in lingua originale, ho letto che il doppiaggio è terribile.

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